STORIA
La costruzione della nave ammiraglia “Vis” iniziò nel 1953 nel cantiere “Uljanik” di Pola e fu varata nel 1956. È stata progettata ed era in servizio quale nave comando della Marina Militare Jugoslava fino ai primi anni Novanta del secolo scorso. La nave aveva una lunghezza di 58 m, larghezza di 8,5 m, dislocamento di 662 tonnellate e pescaggio di 3 m, ed è stata costruita secondo le più avanzate tecniche dell’epoca. Era una delle cinque navi costruite per “Jadrolinija”.
Lo scafo fu costruito in acciaio, mentre i ponti erano di alluminio e ricoperti in teak di addirittura 6 centimetri di spessore. La nave area spinta da due motori da 1.000 CV ciascuno che le permettevano di raggiungere una velocità massima di 17 nodi. Aveva tre motori ausiliari utilizzati come generatori di corrente elettrica.
Originariamente era destinato a nave militare da passeggeri. La nave era dotata di due saloni e 32 cabine con 52 posti letto. Tutti i ponti erano rivestiti in teak di 6 centimetri di spessore e di ottima qualità. Era dotata di camere di lusso per 35 ufficiali e armata con mitragliatrici antiaeree.
La nave ammiraglia “Vis” ricopriva spesso il ruolo di nave comando della Marina, ovvero ogni qualvolta “Galeb”, la nave di rappresentanza di Tito, fosse in uno dei suoi viaggi per il mondo oppure oggetto di manutenzione o riparazione.
“Vis” è arrivata a fine servizio nel 2002, quando dopo il crollo dell’ex Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia fu messa in disarmo nel porto montenegrino di Tivat.
EVENTO
All’inizio del 2000, “Vis” fu acquistata da un privato che all’epoca dell’Armata Popolare Jugoslava aveva svolto il suo servizio militare a bordo di questa nave. Fu acquistata con l’intenzione di trasformarla in un lussuoso yacht da crociera. A causa della mancanza di mezzi finanziari, il progetto non venne realizzato. L’idea successiva era di attraccare “Vis” nel porto di Pola e trasformarla in un bar. Anche questo progetto fallì, perché solo alle navi in assetto di navigazione è permesso attraccare nel porto di Pola. Siccome “Vis” era senza motori, vale a dire che non era in assetto di navigazione, non poteva venirle assegnato un posto barca nel porto. Così la nave per decenni rimase attraccata a varie banchine, mentre i costi continuavano ad accumularsi. Allora il proprietario decise di impegnarsi in una battaglia contro la burocrazia per poter affondare legalmente la nave. L’iter burocratico è durato 4 anni, dopodiché ha finalmente ottenuto il disco verde per l’operazione.
Per giorni prima dell’affondamento programmato gli esperti studiavano dove e quanto esplosivo va messo affinché la nave affondi rimanendo a ponti sempre dritti. Per garantire la sicurezza della navigazione, l’albero si è dovuto abbattere ed è rimasto così anche dopo l’affondamento.
Il 22 maggio 2016 nelle ore mattutine, assistita da due rimorchiatori “Vis” è partita dalla base militare “Muzil”, dove era ormeggiata nei suoi ultimi giorni, per il suo ultimo viaggio, dirigendosi verso la predeterminata posizione di affondamento davanti alle coste di Capo Promontore. 30 kg di esplosivo vennero piazzati lungo la nave in tre punti: al centro verso la prua, nella sala macchine e sulla poppa. Giunta alla destinazione, la nave venne legata a pesi e si diede il via all’operazione di affondamento. Dall’ultimo ponte, gli artificieri hanno fatto brillare alcune cariche di esplosivo sistemate in punti strategici dello scafo: uno botto dopo l’altro a partire dalla prua verso la poppa. A causa di un’erronea valutazione dello spessore delle lamiere, che erano più spesse di quanto previsto, la nave colò a picco molto velocemente e nel giro di soli 4 minuti si posò sul fondo del mare a 35 m di profondità.
IMMERSIONE
Sul sito di immersione ci sono due boe. Una è legata alla bitta di poppa e l’altra a quella di prua, così si può scegliere da che parte si vuole iniziare l’immersione. Quando la visibilità è buona, la nave è visibile a partire da 7 metri di profondità.
Partendo dalla prua, si scende fino al ponte di coperta a 25 metri di profondità, accanto al salpa ancora. Circa 10 m più in là si arriva al ponte di comando che consta di tre ponti. Il primo ponte, quello superiore, giace a 18–20 metri di profondità, dove si trovano il ponte di comando e il radar. Sono visibili le aperture attraverso le quali passava l’aria dei motori, che sono state lasciate aperte. Subacquei qualificati ed esperti possono utilizzarle per entrare nella sala macchine dove troveranno due motori di propulsione ad una profondità di 32 m. Si esce per la stessa via oppure attraverso i fori causati dall’esplosione che si trovano sul fianco sinistro e sul fianco destro dello scafo.
Sul secondo ponte, a 20-23 m di profondità, si arriva ai locali di Josip Broz Tito, comprendenti un salone, una camera da letto e una terrazza.
Sul terzo ponte, a 23-25 m di profondità, sul lato destro della nave, guardando da prua verso poppa, si trovano le cabine per l’equipaggio, la cucina, la sauna e la lavanderia, mentre lungo l’intero lato sinistro, fino alla sezione macchine, si estende la sala da pranzo del ristorante. Sulla poppa si trovano le camere del comandante e degli ufficiali.
Il relitto è perlopiù pulito e ben conservato e permette una facile penetrazione in seguito a presentazione di certificati attestanti il superamento degli esami.
Durata del tragitto: 20 minuti